Proceedings of the XLVI Italian Society of
Agricultural Genetics - SIGA Annual Congress
Giardini
Naxos, Italy - 18/21 September, 2002
ISBN 88-900622-3-1
Round
Table Abstract - RT4
PIANTE
GENETICAMENTE MODIFICATE: IL “PRINCIPIO DI PRECAUZIONE” ED IL
“RAPPORTO RISCHI E BENEFICI”
SALA F.
Se si desidera dare
una base logica alla discussione sull’accettabilità delle piante
GM bisogna partire dalla constatazione che, nelle attività umane, la sicurezza
è sempre un concetto relativo. In ogni specifica situazione, essa
è correlata al livello di tolleranza del rischio che viene accettato in
confronto con i benefici che derivano dalla attività stessa. Non esiste
un’attività umana assolutamente esente da rischi. La penicillina
ha salvato, e salva tuttora, milioni di vite da gravi infezioni, e la
consideriamo per questo un farmaco essenziale anche se ogni anno uccide alcune
decine di persone (solo in Italia) per shock anafilattico. Ma accettiamo anche
la motorizzazione che provoca migliaia di lutti ogni anno, inquina l’aria
delle città e ne danneggia il patrimonio architettonico: nella
percezione comune i vantaggi dell’uso dell’auto superano
abbondantemente i suoi rischi!
Il rischio zero
non esiste in alcuna attività umana. Non esiste neanche in
agricoltura, come sopra accennato. Non esiste tra i prodotti nazionali di
qualità (il basilico ligure contiene il metil-eugenolo, un cancerogeno)
e non esiste neanche nell’agricoltura biologica. E’ dimostrato, ad
esempio, che le aflatossine si accumulano preferenzialmente nelle piante non
resistenti ai funghi se non trattate con fungicidi. Sono istruttivi a tale
riguardo gli studi sulle fumosine,
una classe di micotossine che, contaminando le piante di mais ed i suoi
semi, risulta neurotossica e carcinogenica negli animali e, probabilmente,
nell’uomo.
Semplicemente, i
benefici del miglioramento agricolo sono sempre stati considerati, e quasi
sempre a ragione, di gran lunga superiori ai rischi.
La lunga tradizione
di miglioramento genetico delle specie vegetali coltivate ha costantemente
migliorato la produttività e la qualità. Ma nell’incrocio e
nella mutagenesi non vi è certezza di quale sarà il nuovo set-up
genetico. l’incrocio ha i suoi rischi: può attivare nella progenie
geni che erano inattivi negli individui parentali: come nell’incrocio tra
un uomo ed una donna perfettamente sani si può verificare la nascita di
un figlio affetto da gravi patologie, così anche dall’incrocio tra
due piante innocue per la salute umana e per l’ambiente può
derivare una progenie che produce una sostanza tossica o che risulti invasiva
nell’ambiente.
Anche la produzione e
selezione di mutanti con migliorate caratteristiche agronomiche e merceologiche
può comportare situazioni di rischio: sia nel caso di mutanti naturali
in quello di mutanti indotti da radiazioni o da agenti chimici, i geni sono
modificati a caso ed in modo incontrollabile.
Tuttavia, tutto
sommato, sino ad oggi i benefici di queste attività hanno largamente
superato i rischi e, comunque, sono stati accettati dall’opinione pubblica.
Ma oggi, con le
biotecnologie vegetali, la percezione del rischio sembra modificata: per il
“principio di precauzione” si chiede che venga data
l’assoluta certezza dell’assenza di rischi attuali e futuri. Il
problema è che una scienza responsabile non può offrire assolute
garanzie. La scienza non dà mai sicurezza, dà conoscenze sulla
base delle quali si possano valutare i rischi ed i benefici delle nuove
scoperte e delle nuove tecnologie. Rischi esisteranno sempre, nel caso della
agricoltura (incluse le piante GM) come in tutte le altre attività
umane. Compito della scienza non può essere che quello di verificare,
caso per caso, il livello di rischio ed offrire alla società parametri
per le decisioni sulla loro accettabilità. Si afferma spesso: “se
la scienza non dà sicurezza, meglio il non-fare”. Ma è
possibile che il non-fare abbia conseguenze più gravi del fare. Si
prendano gli esempi del passato: chi avrebbe mai autorizzato, secondo
l’interpretazione più restrittiva del “principio di
precauzione” la sperimentazione sui vaccini, quella sugli antibiotici o
l’introduzione della patata nella dieta europea? Dunque, il
“principio di precauzione” deve essere associato al
“principio di proporzionalità”; deve comportare una analisi
dei rischi e dei benefici.
Una razionale
proposta è che si accettino le piante GM se il loro rischio è
eguale, o meglio, inferiore a quello che oggi accettiamo per le piante prodotte
con il miglioramento genetico tradizionale (incroci e mutazioni).
La richiesta di
valutare i rischi delle piante GM ha un senso solo se si conviene con questo
principio. Se invece si pretende la dimostrazione scientifica della assoluta
assenza di rischi (pretesa avanzata da alcuni “gruppi
ambientalisti”), questa non potrà mai essere offerta dal ricercatore.
Si blocchi la pianta OGM se questa presenterà in rapporto inaccettabile rischi/benefici, ma la si accetti quando i rischi risultino ridotti ed i benefici notevoli. Sarebbe auspicabile che procedure di valutazione analoghe venissero adottate anche nel caso delle piante non-OGM, ma purtroppo oggi ciò non è ancora previsto.